Cole Blog

środa, 10 października 2007


Domestic Conversation About Human Alibi


Sono li che tiro fuori la roba dagli scatoloni e chica mi fa facciamo una pausa che sono stravolta. Prende due birre e ci guardiamo un pò di Clerks seduti sul divano. Poi mi casca l' occhio su uno scatolone mezzo aperto.
"e questo che cazzo è?" gli faccio tirando fuori dalla scatola un cazzo di gomma grosso quanto una bottiglia di vodka.
"il mio vibratore... che cazzo vuoi che sia?"
"ma porca troia... è enorme..."
"con quello che è costato!"
"quanto è costato?"
Inizio a incuriosirmi è mentre le parlo lo guardo tenendolo in mano solamente dal fondo, dove c'è scritto on off. con l' altra mano bevo.
"40 e passa" mi fa e poi "guarda che puoi anche tenerlo in mano eh. li pulisco sempre, prima e dopo"
"si no, non è quello il problema... li... ne hai altri?"
"certo." mi risponde con un faccia cosi innocente che quasi non ci si crede, poi continua "guarda, stanno tutti qui dentro."
Ormai non posso fare a meno di sapere cosa cazzo (cazzo...) c'è nascosto in quella scatola da scarpe rosa e quando la apre per poco non sputo la birra: una collezione, una fottutissima collezione di cazzi a batteria di tutti i tipi, non che ci sia nulla di male penso, ma sono davvero tanti puttana eva.
"questo è per il culo" mi fa mostrandomene uno piu piccolo a punta.
"chica mavvaffanculo..." e poi ridiamo.
Quello per il culo è strano, dice si chiama buttplug e è fatto tipo a piramide ma alla base e strettissimo, la prima cosa che mi viene in mente è che ti si possa facilmente incastrare su per il culo ma boh, ci sarà il trucco le dico.
"si, si sgonfia quando premi questo"
E magicamente la piramide anale si trasforma in un grissino.
"cazzo... figata"
"è per evitare di... capito?
"capito."
Sotto quella massa trovo il pezzo forte.
"cazzo guarda questoo! è enorme" dico prendendolo dalla scatola (scatola... quello è un fottutissimo vaso di pandora), è molto piu moscio degli altri e a quanto pare sprovvisto di vibrazione. Lo prendo e glielo sbatto piu volte in testa. Lei ne prende un altro (quello di prima) e inizia un piccolo scontro jedi. Ora, ho fatto cose piu strane nella mia vita comunque questa mi mancava.
Dopo ci rimettiamo sul divano e continuiamo a guardare Clerks.
"stasera, vieni a cena con noi? ci sono anche quelli della scuolina, e domani uguale"
"domani non lo so, forse esco con alice"
"alice la tua ex?"
"alice la mia ex"
"figlio di gran puttana"
"non farti idee, lo sai che io e lei..."
"si non hai voglia di parlarne, dicevo, ci sono anche quelli della scuolina"
"continuano a dire che mi conoscono ma ti giuro io conosco solo quello pieno di tatuaggi, gli altri boh"
"e ci credo, cazzo ti sei bevuto di tutto ogni volta che siamo andati li"
"è che sembro meno stronzo con quelli che non conosco quando sono ubriaco"
"si ma poi quando li rivedi non li saluti nemmeno"
"quando li rivedo sono di nuovo ubriaco, quindi è come conoscerli di nuovo. Probabilmente credo di avere un sacco di amici e invece sono sempre gli stessi solo che me ne dimentico. E' una terapia sociale se ci pensi bene."
"te sei fuori di testa"
"probabile. un' altra birra?"
"ok"
Entro in cucina e il cane è lì che dorme sul tavolo.
"e scendi che speli dappertutto"
lui mi guarda e scende. poi cerca di scoparmi una gamba.
"e sta fermo cazzo."
Apro il frigo e prendo due corona. E' pieno di salsicce, wurstel e tutta roba che fa bene alla salute. Mangio un po a caso e ritorno in sala.
"guarda è il punto dove lei ha succhiato trentasette cazzi" mi fa chica.
"lo so a memoria questo film"
"tu che faresti se sapessi che la tua ragazza prima di te ha succhiato trentasette cazzi, prima di te."
"credo niente, basta che non sia negri e che quello che succhia adesso sia il mio"
"io non ho succhiato trentasette cazzi" dice.
"perchè, vorresti?"
"no parlavo fra me e me. non ricordo quanti ne ho succhiati ma non credo di arrivare cosi in alto"
"boh, io ti conosco da una vita, non credo"
"però a te l'ho preso in mano"
"cazzo avevamo... quanto cazzo avevamo?"
"io dodici te tredici, comunque no, non ho succhiato trentasette cazzi. tu quanti?"
"idiota..."
E ridiamo. Poi dopo un pò, finite le birre e finito il film, ci rimettiamo a tirare roba fuori dagli scatoloni e mi stupisco di quante cazzate posso conservare una persona (anzi due) nel corso di ventidue anni. Roba quasi del tutto inutile, fatta solo per abbellire gli scaffali. Non mi ricordo chi disse che i libri sono il miglior modo per abbellire una casa ma probabilmente aveva ragione. Sarebbe una casa bellissima, quella piena di libri, tutti ammassati senza criterio, in ogni stanza, anche nel bagno. Ma a pensarci bene sarebbe una casa bella solo per chi ci entra, dopo un po penso che darei fuoco a tutto. E mentre sono li che penso a quale sarebbe la migliore cosa per riempire una casa è passata un' altra ora.
"direi che per oggi puo bastare" gli faccio.
"direi anche io"
"usciamo, andiamo a bere qualcosa, guidi te, e paghi te"
"mi pare il minimo" dice chica.
"mi pare il minimo" dico io.

Your Face is a Rape Scene

Nell' ombra più fonda la nostra rabbia divenne calda e solare. Fù qualcosa di forte, di violento, di severo. Ci muovevamo a scatti, mentre i nostri baci erano sempre più lunghi, bagnati, appassionati.
Il suo corpo ricordava quello di un ragazzo: poco seno, fianchi strettissimi, una muscolatura allungata e la tensione di un cavo d' acciaio.
Non parlavamo, concentrati sul reciproco respiro.
Percorsi con la lingua la sua pelle, senza usare mai le mani. Salii, svoltai, avanzai fino dietro di lei. Le entrai dentro prima lentamente poi fino in fondo con forza. Lei si contorse come una fiamma, emise un gemito senza suono e si aggrappò alle mie spalle, mi graffiò la schiena, poi la colpì e accentuò il movimento del suo bacino.
Eravamo lontanissimi dalla dolcezza, dall' amore: due animali solitari piuttosto, uniti in un abbraccio nevrotico. Due rocce su cui scorticarsi la pelle.
Tra le ciglia socchiuse intravidi le ciocche rosse bagnate di sudore, le lenzuola spiegazzate e le vene che le si gonfiavano sotto la pelle, sul collo.
Mormorò qualcosa prima, poi un urlo d' aria le usci dalla bocca e in un secondo mollò la sua stretta e solo con le mani mi racchiuse ancora dentro di lei mentre il suo bacino esile si muoveva a scatti trattenendomi.
Restammo così, immobili, storditi dalla notte, dalla violenza. Eravamo sporchi e soddisfatti.
Non c' era stata condivisione, solo piacere. Soltanto il soddisfacimento solipsistico, bestiale di due creature in quei momenti solo corpo e le carezze e l' affetto per noi due si limitarono a sigarette e una bottiglia di cognac.
Mi alzai è andai al cesso.
Davanti allo specchio quello che vidi fù un ritratto grandguignolesco di me stesso. Sempre meno sano, sempre più fuori dalla realtà, strafatto di coca e di alcool. Quando la tua vita si trasforma in un riflesso agghiacciante dei tuoi pensieri nascosti è gia tanto se riesci a sorridere guardandoti.
Intrappolato in questo sogno stavo scivolando lentamente in quella che era una realtà alternativa, distorta come nei sogni.
Quando usci dal cesso lei era nel salotto avvolta solo da una coperta multicolore mentre la piccola luce da tavolo giocava con le ombre su ogni parte del suo corpo.
La semplicità dell' atto aveva messo a tacere ogni parola.
Rimanemmo in silenzio, giocando con le nostre lingue sulla nostra pelle, stuzzicandoci e facendoci male mentre sullo schermo passavano film in bianco e nero per via del segnale disturbato.
Ogni sorriso accennato era un invito e ogni morso una pretesa.
I nostri corpi si unirono ancora, ancora più cattivi, quasi come a pretendere, l' ennesimo orgasmo, l' ennesimo brivido sfrontato di due persone così lontane, così diverse.
I colori dell' alba - rossa, rosa, gialla, viola - addolcirono un pò la nostra violenza, la nostra rabbia.
Mi si sedette davanti, ancora completamente nuda mentre perle di sudore le scorrevano lungo la fronte. Mi prese le mani e le appoggiò sui suoi seni, poi mi strinse le gambe sulla schiena e osservò a lungo le mie piu piccole cicatrici, seguendo con le dita i segni rosati dei tagli.
Passò un tempo indefinito a giocare sulla mia pelle e quando sorse l' alba ci addormentammo.

Routine?

Vado in macchina con riccardo verso le tre del pomeriggio a trovare la sua ragazza, chica, che ha preso una nuova casa sul mare in affitto. Riccardo mi apre la porta e mi dice che sale fra dieci minuti che deve sistemare qualcosa in cantina. Salgo su e quando entro trovo chica con un sacchetto di vogue sulla testa, si irrigidisce e si gira di colpo, poi allunga la mano per abbassare lo stereo.
- chi è? -
- sono io, adriano - le dico.
Lei si toglie il sacchetto dalla testa, sorride e mi dice che ha il singhiozzo. Ai suoi piedi c'è il suo grosso cane bastardo, io mi chino e gli accarezzo la testa. La casa è quasi senza mobili, c'è solo un letto in camera, la cucina e una tv. Riccardo entra, prende un tiro dalla sigaretta che chica stava fumando e la butta sul pavimento. Alza il volume dello stereo, una canzone dei Refused.
- cazzo adri, ti sei fatto un cartone o cosa? - dice chica accendendosi un' altra sigaretta.
- ero dal mio dottore, mi ha dato della roba, mi sento di merda. -
Il cane spegne la sigaretta con una zampa e poi mangia il mozzicone.
Chica si mette a raccontare di un suo amico che una volta si è fatto un trip bruttissimo.
- l'ha preso e non riusciva più a tornare indietro, quattro giorni gli è durato. I suoi genitori l'hanno mandato in una clinica. -
Riccardo si gira verso me, che sto guardando il cane. E' lì che mastica il mozzicone.
- come sto? mi sono svestita abbastanza? - ci chiede chica.
Riccardo annuisce ma le dice di togliersi quel cappello.
- devo proprio? - mi chiede lei.
- certo, perchè no? - le dico, ancora mi fa male la testa e mi siedo sul letto.
- ragazzi è presto. perchè non andiamo a bere qualcosa? - dice chica togliendosi il cappello e guardandosi allo specchio.
- ottimo, dove si va? - rispondo.
Il cane tossisce e comincia a deglutire, poi vomita il mozzicone e altra roba rosa.
Mentre siamo in macchina guardo nel piccolo schermo sul cruscotto un film assurdo, uno slasher dove delle collegiali vanno in vacanza in un paesino sperduto e vengono sgozzate e mangiate per la fiera del paese. Io non guardo tutto il film, solo le scene più trucide. Non arriviamo mai a quel cazzo di pub perchè ci si perde per strada, non ne abbiamo voglia e siamo quasi a secco così andiamo sul mare a bere qualcosa. Quando arriviamo incontriamo un pò di gente e l' effetto delle medicine inizia a svanire. Ordino un long island con della tequila al posto del gin che mi fa schifo.
Sento una mano sulla spalla, mi giro e vedo Elisa e sua sorella, o sua cugina, non ricordo.
- ma dove cazzo eri finito? - mi fa.
- ero stato a milano per un pò, ma sto meglio qui. -
Si siedono accanto e ordinano due caffé, una birra e un mojito. Che schifo è la prima parola che mi viene in mente.
- allora per sabato? - mi dice sua sorella, o cugina, o quel cazzo che è.
- sono a cena fuori con amici, se andate via prima di mezzanotte comunque ci sono. -
- anche più tardi, vieni in macchina con noi vero? - risponde.
Bevo qualche sorso del suo mojito e mi alzo per andare al bagno. Quando entro mi guardo allo specchio e ho gli spillati come un tossico, devono essere le medicine mi dico.
Esco, prendo una coca e rum gelida, pago e ci avviamo verso il molo.
Chica è scazzata per chissà cosa e se ne sta per i cazzi suoi a rollarsi uno spinello lontana da noi. Intanto io sono steso a prendere il sole ma dopo qualche minuto mi gira ancora la testa e mi rimetto sotto l' ombra. Il mante mi passa uno spinello ma gli dico che ho smesso e lui si mette a ridere e anche io. Chica ritorna con una canna gigante in mano.
- sabato non so con chi andarci - dice lei.
- ma riccardo non viene? - gli chiedo.
- no è a montare le luci a modena sabato - mi dice.
Riccardo fa di si con la testa e poi mi fa "tienila d'occhio" con un gesto della mano. Io sorrido e chica mi fa cosa ridi e io le dico no niente.
- cosa cazzo... ti ha detto che va a fare il cretino con quelle sue amiche puttane troie come solito vero? - continua lei.
- guarda, se fuori strada. - le rispondo.
Lui mi guarda e mi fa "lasciala perdere" con un altro gesto della mano. E' un mimo quell' uomo.
- e allora cosa? -
- e allora gli ho detto di tenerti d' occhio, te e tuoi amici del cazzo punk. - dice lui.
Io e la sorella-cugina di elisa intanto ce la ridiamo mentre loro continuano a cagarsi il cazzo a vicenda, poi alla fine si baciano e fanno la pace. Che bello penso, perchè a me non succede mai? Forse perchè si amano davvero, è la prima cosa che mi viene in mente.

Mullet Burden!

Da piccoli si faceva sempre questo gioco: si prendeva una scatola di fiammiferi antivento, di quelli che non li spegni nemmeno se te li ficchi su per il culo, di quelli che fanno una fumaia che se l' aspiri muori. Ci appostavamo dietro qualche macchina e nella folla cittadina ne lanciavamo uno acceso gridando - una bomba! - per allah! - mullet burden! - La gente scappava che era un piacere, come tanti conigli, ma la cosa più bella, il motivo vero per cui lo facevamo, era il vederli nascondersi dietro altre persone, tipo scudo umano, vecchiette che si riparavano usando i nipoti, mariti che piazzavano la moglie davanti nemmeno fosse un muro di cemento, perfetti sconosciuti dietro perfetti sconosciuti. Poi il fiammifero si spegneva e nel silenzio più imbarazzante ognuno aveva modo di constatare il suo grado di codardia, suo e di chi gli stava accanto. Terrorismo psicologico. E tutto questo a tredici anni.
Sono seduto nel mio pub con ale e gabri e ci stiamo dando dentro di amari, penso - tantovale darsi una coltellata nel fegato - c'è la musica reggae che a me fa schifo ma le urla la coprono. Ale versa tre shot di rum in un bicchiere e se li scola in un sorso, poi va al cesso e vomita tutto. Quando torna ha la voce di Tom Waits... usciamo.
- Te l'ho detto, questo non è il rum del cazzo della pam. -
- Fottiti -
E vomita ancora, ma stavolta sul marciapiede. E' capace di attirare lo sguardo di vecchi rompicoglioni pure se fosse nel deserto del Gobi puntualmente a ogni sua stronzata. Gabri è mezz' ora che ride. Anche lui è ubriaco fradicio, ma il suo fegato è più resistente. Il mio ormai parla, gioca a scacchi e legge Schopenauer.
Saliamo in macchina e accompagnati dalle voce al vetriolo di Chad Gray ce ne andiamo in quello che da un paio di sere è casa nostra: un palazzo in costruzione quasi completamente scevro di pareti interne ma del tutto avvolto da vetrate, probabilmente ci faranno degli uffici.
Scavalchiamo la rete, alcuni sono già dentro, altri nel cortile a fumare.
Prendiamo il montacarichi e saliamo su, la chiave già inserita, la sicurezza sul lavoro...
Ci si regge in piedi a vicenda, si sta stretti ma solo perchè ai lati non c'è niente.
Terzo piano.
Entriamo e appoggio su un tavolo coperto da un telo di plastica trasparente una bottiglia di tequila gelosamente conservata.
E' tutto pavimentato di un bianco e nero che è un pugno negli occhi... comunque non c'è un cazzo di niente tranne qualche seggiola, qualche strumento da lavoro per misurarsi il cazzo, tinte e planimetrie.
Fra marjiuana, chiacchere e shot di havana e tequila passa parecchio tempo.
Gente che continua a venire. Nessuno sbirro in vista.
Arriva valeria che ha gli occhi neri che fanno paura, un' aliena, cosa che probabilmente è. Mi prende per un braccio e mi fa andiamo all' ultimo piano, vado senza fare resistenza.
Mentre saliamo mi metto a ridere senza motivo mentre lei mi tappa la bocca e mi fa zitto zitto (perchè poi?). Poi ci guardiamo di nuovo negli occhi e iniziamo a ridere (perchè poi?) e arrivati al quarto piano dopo aver sbagliato due volte siamo praticamente stesi per terra sguaiati nel nostro piccolo delirio umoristico a base tumorale.
Sopra le passo del rum e lei contraccambia con della vodka gelida che contraccambio con della birra gelida con gente che non conosco ma loro dicono di conoscermi, comunque sia qui si sta piu tranquilli.
- Mai vista una cosa più bella di un piano ancora in costruzione - mi fa.
Tralicci, sbarre, sacchi di cemento, tavoli di formica, teli di plastica dura, del pluriball, della cellulosa, trapani, siringhe siliconiche, seghe circolari, tubature, valvole, lavandini, cessi e rubinetti e una scatola di fiammiferi antivento, al solo tenerli in mano un brivido mi corre lungo la spina dorsale, li infilo in tasca.
Un intero piano senza mura che spazia per almeno sei stanze. Come la prima volta a disneyland. Dopotutto non sono mai stato a disneyland.
Lei mi fa vieni qua che c'è una cosa che ti voglio fare vedere. C'è una vetrata ancora da fare che si stende lunga per tutto un lato del palazzo. Prima di sederci lei butta giù una pasticca e me ne offre una ma io non la voglio. Beviamo altra vodka. Lei si gira e mi bacia, ma mi bacia passandomi mezza pasticca che io ingoio senza nemmeno accorgermene, lei mi fa tranquilla era solo mezza e io gli faccio ok adesso sono tranquillo e la picchio come si picchia un fratello, deciso ma con affetto.
Mica per altro, è che la mattina avevo da alzarmi presto (e comunque boh, sarà stato il troppo alcool ma mica l'ho sentita).
Davanti a noi c'è l' intera città completamente sopraffatta da un' orgia di colori sintetici, fiumi di luce come capillari fluiscono al suo interno recidendone le parti scure. L' aria qui sopra è decisamente migliore e del cielo stellato non ce ne frega un cazzo.
Gabri ci vede e si avvicina.
- ma state insieme? -
- ma sei scemo? - rispondo. Tanto per chiarire.
- gabri io amo solo te - risponde lei.
Si siede e tira fuori una busta d'erba. L'ha fregata a qualcuno dice. Anche io amo gabri.
Di sotto, nel cortile, c'è ancora gente intenta a fumarsi l' impossibile.
Mi ritornano a mente i fiammiferi e tiro fuori la scatola, gli occhi di gabri si illuminano, vale non capisce ma sembra esaltata, quella sta male...
Accendo il primo per vedere se funziona. Funziona.
Prendo un altro fiammifero, lo accendo e lo tiro di sotto, proprio nel mezzo al cortile - occhiooo! - urla gabri. Una fuga di massa degna del miglior disaster-movie, gente che si vola dietro le betoniere, uno prende il cylum e senza motivo lo lancia per aria, una capotta dietro a un tronco e ale nel tentativo di saltare la rete ci si incastra e rimane a testa in giù, solo marco rimane immobile e ride, poi guarda su.
- mullet burden! - ci urla soddisfatto.
Mica se lo ricordano tutti sto giochetto.
Il problema è stato far smettere di ridere valeria ma i poteri omeopatici del rum hanno fatto velocemente il loro lavoro.
E io, per un secondo, sono tornato indietro nel tempo.

Drunken Lullabies

Mi si avvicina il dottore e mi fa - se continua cosi però fra massimo dieci anni lei mi muore di sicuro- che non è male. Nella cultura buddista chi muore a 33 anni vuol dire che ha raggiunto la perfezione terrena (giulio cesare, cristo, carlo magno...) e quando crepa (dolorosamente come si conviene di solito) esce dal ciclo della reincarnazione e se ne va a gozzovigliare allegramente fra gli dei quindi oh, che culo.
E mentre guardo annoiato i culi delle infermiere che poi non erano un granchè dato che è pur sempre un ospedale e non uno studio privato mi viene in mente che ho della roba in tasca che sarebbe meglio non tenere in certi posti dove sbirri e cani poliziotto girano come fosse casa loro, mi fiondo nel bagno con un' aplombe degna del miglior sean connery e mi libero delle provviste.
Quando torno il medico è li che mi guarda, io lo guardo, ci guardiamo e lui mi fa - ma che diavolo ci fa qui? L'ho gia visitata cinque minuti fa, se ne vada. -
E ancora treni, sempre treni, voglio un cazzo di jet. Fanculo se lo sapevo me ne tenevo un po per il viaggio quindi decido di farmi una tequila e prendere un paio di birre da portare via. Cristo d'un dio a firenze si soffoca dal caldo, quasi peggio che qui. Non faccio in tempo a fare il biglietto che le birre sono già sui 60 gradi e decido di berle prima di vederle evaporare per osmosi. Il mix speed-tequila-birre mi rilassa abbondantemente ma dato che mancano ancora una ventina di minuti prima di partire e non ho voglia di bere dell' altro compro un libro alla stazione, ero tentato da "il latino in tribunale" o "come cucinare la zucchina in 100 modi diversi", ancora sto qui a chiedermi perchè (perchè non gli ho comprati), ma mi sono buttato su un qualcosa più coi piedi per terra: Caos Calmo di Veronesi che era un pò che lo volevo leggere, la frase più toccante di tutto il libro è, almeno secondo me "questo sgaloppino sa di sborra", commovente non c'è che dire.
Nel treno ci sono le suore e l' unica cosa che mi viene in mente guardandole e il voler sapere cosa portano sotto, secondo me è tutto pizzo perlinato rosso e nero, reggiseno alla Madonna (la cantante) e calze a rete con pistola calibro 7 infilata nel sottocoscia, poi però mi viene quest' immagine in mente, mi sento male e non riesco più a leggere. Mi va bene che sono arrivato. Fuori dalla stazione due turisti teteschi mi chiedono dov'è il porto e io li mando verso la zona industriale, prendo un taxi dato che 1) non ho voglia di aspettare e 2) non ho mai capito le mappe degli autobus...dodici euro per tre chilometri scarsi, puttana della miseria...
Entro in casa e la mia gatta ha vomitato sul pavimento, due volte, pulisco, quasi vomito, faccio una doccia, infilo la testa dentro il freezer mentre bevo della birra gelida, poi metto un film e mi addormento verso le sei del pomeriggio.
Alle sei e cinque minuti suona il telefono...
- si? -
- ciao sono io -
- oh ciao (pausa) io chi? -
- io scemo -
- ah tu, certo -
- allora stasera vieni vero? -
- certo (pausa) dove? -
- e il mio compleanno! -
- ah si, il tuo compleanno, però fammi dormire almeno un paio d'ore -
- ...... -
- ma dove sei? -
- .... sotto casa tua? -
- vabbè ho capito sali ho preso un film -
Sale carica di alcolici, nient' altro. Ci mettiamo a bere fuori in terrazzo evitando accuratamente di guardare quella puttanata di Inland Empire e vengo a sapere che non tutte le ragazze la reggono una bottiglia intera di cream whisky e che probabilmente si è fatta una ragazza la sera prima anche se quasi non se lo ricorda. Siccome c'ero le ricordo che la ragazza tranne che per i primi due minuti, cioè quando se n'è andata, era un ragazzo.
Io la guardo, lei mi guarda, ci guardiamo e ridiamo come bambini abbracciandoci come non ci succedeva da un pò.
Sono le otto, prendiamo il resto delle bottiglie e ce ne andiamo a questo cazzo di compleanno.
Tanti auguri.

An Indelicate Sense of Balance

Le uniche cose che mi ricordo del sogno di ieri sera sono - piano, mi fai male... ma non mi fai poi cosi male - io che bevo, che tiro e della frutta fresca (?). D'ora in poi io smetto di sognare, anzi, smetto di dormire che ci guadagno pure tempo e passerò le ore che dedico al sonno a giocare a scacchi con la mia gatta e guardare con lei retrospettive sui film di Fritz Lang e Von Trier, o a bere.
E lei aveva pure la faccia simile alla mia ex, de gustibus o rimandi al passato, come cavolo vi pare, ma mentre nella realtà lei ha preferito il volto privo di contorni di un trentenne libertino le cui muffe trascolorano nella luminosa policromia del suo cervello bacato dalle cui limpide acque emerge un nudo botticelliano di quella troia della mia ex fidanzata, in questa realtà, in questo cazzo di sogno, io gli voglio pure ancora bene a lei, come si vuole bene a un cane senza le zampe dietro ma che cazzo vuoi? E' un mondo di merda giusto? Dimostrazione pratica? L' ultimo album dei Pelican che appunto è un pò una merda ed è peccato cazzo. Cioè, fosse un debut nessuno se li sarebbe inculati tranne forse Aaron Turner. Ma qui ci si adagia sulla bambagia. Manca tutta la poesia di Australasia e l' escandescena di The Fire in our Throats Will Beckon the Thaw, sembra tipo un riassunto di quelli che si facevano a scuola, che te te ne stavi li bello sfavato a farti le seghe sotto il banco e dicevi - che cazzo ma chi me lo fa fare? ora piglio quei due tre punti fondamentali, ci metto altrettante cazzate per abbellire e tiro avanti così per quelle pagine che la prof (hydrahead) m'ha chiestoe e non faccio una piega - peccato che i riassunti non servono a un cazzo di niente tranne che a sprecare un' ora del tuo tempo, esattamente come questo City of Echoes. Ma io ci ho fiducia, nel Pelican, e anche se è saltata la collaborazione coi Jesu (che vedendo come vanno le cose anche per loro forse è un bene) confido e attendo impaziente la prossima uscita, veloce magari. Cmq il cd l'ho comprato, giusto per supporto.
Questo è tutto, godetevi il resto di quel che rimane che il tempo è breve e non vale la pena stare a leggere tutte ste puttanate.
Andate al mare, andate a scopare.

Retrovertigo

Saranno state le nove di sera e io aspettavo un treno. Intanto ero a giro per quello schifo di città, pieno di soldi, in pieno hangover. e mentre fumavo e fissavo il cielo pensai "cristo che cielo di merda... ma che cazzo di colore è?" indefinito ma tendente marrone, credo... ma che cazzo la sera a milano il cielo è marrone! Ci sarebbe anche lo smog ma la mia salute è già messa sotto torchio da altre, molto più potenti forze, quindi dello smog frega un cazzo. Però al panorama ci tengo. Io questa città la odio.
E' tutto così grottesco qui a meno che non si pensi di vivere sul pianeta mtv o negli spot della tim.
Guardo l'orologio, ancora tre ore e mezzo e me ne vado.
Tiro fuori quel poco di rum che mi rimane da una tasca della giacca e mi siedo su una panchina. Quasi mi addormento, sono stanco, non ho fame. Mi fa male il naso, lo stomaco e mi viene voglia di vomitare ma non mi riesce. In compenso sembro un giovane testa-di-cazzo che lavora in borsa o uno che come minimo ci fa la cresta sugli stipendi della brava povera gente (perchè la gente brava è sempre povera, almeno così mi dicono), il che mi rende un milanese doc: strafatto, vestito bene, zero personalità, al di fuori della situazione.
Mi fermo in un locale che la Monica mi dice dai ci si vede li è un bel posto fra dieci minuti sono li. Una cazzata di posto tipo nouvelle vague con delle seggiole oltremodo scomode e una luce che non ci si vede un cazzo da qui a li. Tutte cameriere donne vestite tutte uguali, un mix fra l'ok corral, del dark cabaret e uno studio odontotecnico, anche carine tranne una che somiglia a ani difranco. In compenso non c'è quasi nessuno e hanno una quantità imbarazzante di vino, rum, vodka, altre schifezze assortite dai nomi esotici e pure diversi tipi di assenzio fra cui del Lemercier e del Segarra che mica è roba da buttare. Sullo schermo gigante passa qualche film di Bresson o Rivette o Truffaut o chissà quale diavolo o probabilmente è Ghezzi che sta facendo il coglione (ma di un certo livello) come suo solito.
Chiedo alla cassa qualcosa da bere e pure se il minimalismo neorealista di quei film si adatti a uno schermo digitale 47 pollici al plasma sanguigneo, lei ride, poi non ride più e fissa una tv 12 pollici in fondo che non funziona bene, mi offre un whisky e se ne versa uno pure lei, brindiamo a non so che cosa non ricordo (di solito si brinda o al crimine, o agli amici morti ammazzati o a qualcuno che possa fare la stessa fine) e poi continua a servire. Il prossimo lo paghi però, mi fa.
Tutto bene fino a quando mi si avvicina un coglione sulla trentina visibilmente fatto di coca che non fa altro che muovere la testa a scatti e tirare su col naso. Qualcuno lassù ce l'ha con me stasera.
"Bevi che sto drink ci sta dentro di bella! " e mi mostra soddisfatto un roba blu. ma che cazzo di maniera di parlare è questa?!? Ci sta dentro di bella? Hai trent'anni minimo che cazzo...
Entra monica e io gli dico dove cazzo eri e lei senza dire niente mi saluta e ordina due tequilatonic che è la cosa peggiore che potrei bere adesso e si siede. Il coglione se ne va. Poi si rialza e mi fa sediamoci là. Grazie Monica. Ha un culo che basterebbe solo quello a fartelo venire duro ma è pure un gran pezzo di fica, e pure simpatica, ecchecazzo.... l' unico suo difetto è che scopa per la maggiore o con negri (ok) o con tossici (fanculo?). Si dice che il mondo sia bello perchè vario ma è una puttanata.
"C'è Patton che suona "mondo cane" a modena venerdi, ci vieni?"
"Non credo, tipo tomahawk?"
"No, no, sono arrangiamenti e stronzate del genere tipo colonne sonore di vecchi film western. C'è l'orchestra."
"Ok, ci vengo"
"Comunque ti vedo bene"
"Anche io. Ti scopi ancora quel ragazzino?"
"No. Sto insieme a manuel, te lo ricordi manuel?"
"No. Tieni, io non so come cazzo tu faccia a tirarla tutti i giorni questa roba"
"Abitudine..."
"Cazzo... al massimo per tenermi sveglio. E' troppo pura e dopo due righe inizio a pisciare sangue dal naso."
"Cristo è rosa! Dove l'hai trovata??! la voglio provare ora. Intanto ti offro qualcos' altro. Però cazzo, la tequila ti piaceva."
"E ancora mi piace ma non è serata. Senti guarda, te la regalo. Ma ordiniamo dell' assenzio, anche del vino. e delle patatine, le fanno qui le patatine?"
"Non credo. Però qui davanti c'è un cinese che fa dell' ottimo sushi."
"Naaa non lo so... pesce crudo adesso... che cazzo c' entra?"
"Daidaidai! torno subito! Ah, ho preso un cane piccino devi vederlo è un amoreeee."
"Un' altro?"
"Si Jago è morto."
Dopo la seconda bottiglia di vino e il resto entriamo nel cesso per tirare ma dopo la prima riga mi passa la voglia e mi sale il nervoso e inizio a accendere e spegnere quel cazzo di phon per asciugarsi le mani sempre più con forza. Lei mi fa tira che è buona e io tiro e mi passa il nervoso e un pò tutto il resto.
Finiamo tutto il vino, l' assenzio e qualche bicchiere di vodka e usciamo fuori. Lei dice che ha freddo e io che ho caldo e mi dice che sua nonna non puo uscire il pomeriggio perchè con tutto lo smog alla sera non riesce a respirare e le ci vuole una specie di macchina - non ho capito bene cosa comunque - per respirare.
"Smetti di farti. Per stasera almeno."
"Perchè?"
"Perchè si, no davvero, lo dico per te."
"Senti, almeno non mi faccio di eroina."
"Si ma bevi e tiri, bevi e tiri, bevi e tiri, e fumi... da tutta la sera"
"E allora?"
"E allora mi piaci perchè non te ne vanti come fanno tutti in questa merda di città. Il tuo modo di fare è solare. Solo che stai esagerando stasera. Tutto qui."
"Perchè, qui si vantano di essere dei tossici?"
"Non t' immagini quanto."
"Siamo arrivati."
"Si ma aspetta cinque minuti, ci fumiamo qualcosa."
"No davvero, se fumo quella roba mi sento male. Devo tornare a casa. Mi parte il treno"
"Ok. Quando arrivi fammi uno squillo."
"Perchè?"
"Perchè no? Aspetta..."
Aspetto
"Tieni."
"Cos'è?"
"Due biglietti. Dresden Dolls. E tu vieni con me."
"Ok."
L' accompagno sotto casa ci salutiamo e lei mi dice che dobbiamo scopare un giorno di questi ma io ho paura che abbia qualche schifo di malattia infettiva e nel mio cervello c'è l'immagine del mio cazzo infetto che piscia sangue e pus e gli dico si dovremmo.
Guardo l' orologio e ancora manca del tempo. Decisamente più lucido ma il mio corpo si ribella e so già che domani sarà una gran brutta giornata di merda che passerò per metà dentro una vasca da bagno.
Camminare a quell' ora da solo non è rischioso come si dice, anzi.
Un' intero quartiere pieno di puttane e manco me ne sono accorto, una negra tettona labbrona assolutamente ridicola mi fa -cinquanta do anche il culo bello- intanto la sua amica sta toccando il pacco a un ragazzino visibilmente imbarazzato che se va bene avrà sedici anni, ma non va bene. Mi metto a ridere e l' altra mi fa che cazzo ridi mentre s'intasca qualche pezzo da venti e porta il ragazzino dentro un portone. Le dico che ok ci sto ma il suo culo non mi interessa e chiedo se si farebbe pisciare addosso, sempre per cinquanta. Lei risponde si ma non in faccia. E dopo niente culo. Che fregatura penso, poi me ne vado.
Arrivo dentro la stazione. Ogni luce è un' enorme faro nautico puntato sulla mia faccia, riesco a malapena a vedere riflessa sulle vetrine la mia faccia pallida, gli occhi arrossati e neri, le labbra rosse e fredde, e la mia cazzo di giacca da quattrocento euro sporca di cemento.
Mi accorgo di aver perso l' accendino mentre pago il biglietto.
Quando il treno arriva la mia testa sta esplodendo dal dolore, sudo freddo e credo di morire ma appena salgo mi sento meglio.
Mi siedo su un posto a tre e metto le gambe sul sedile davanti, la giacca dietro la testa e la borsa accanto a me, questo posto è mio. Sento il treno muoversi mi tocco un fianco e mi accorgo di essere sporco di sangue, devo essermi graffiato con quella cazzo di statuetta.
Guardo fuori dai finestrini, c'è un casino indefinibile fra nebbia fumo vento e alberi ma i vetri non vibrano e mi incazzo, intanto leggo la fine di un libro di manchette anche se non ho letto il resto, tanto non me lo ricorderò domani.
Una pubblicità dentro al vagone recita "Qualunque cosa tu desideri, qualunque cosa tu voglia essere, qualunque cosa cerchi noi facciamo al caso tuo" e sotto scritto con una penna "voglio mia madre morta, scopare mio fratello e che mio padre cammini. tutto questo e un po di patatine. grazie."
Mi sembra di riconoscere la calligrafia chiudo gli occhi e torno a casa.

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